Analisi emoglobina glicata hba1c
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L’esame dell’emoglobina glicata può essere prescritto, a fini diagnostici e di screening, durante un normale check-up, oppure quando il medico sospetti che il paziente sia diabetico in base alla presenza di sintomi suggestivi di iperglicemia.
L’analisi ha l’obiettivo di stimare la glicemia media del sangue nei 2-3 mesi precedenti, attraverso la misurazione della concentrazione nel sangue di emoglobina glicata, cioè dell’emoglobina legata al glucosio (l’emoglobina è la proteina presente nei globuli rossi che permette il legame con l’ossigeno).
Maggiore è la concentrazione di questa proteina, minore è il controllo del glucosio e maggiore il rischio di complicazioni del diabete.
Fornisce quindi una valutazione diversa e complementare rispetto alla singola concentrazione del glucosio nel sangue, in quanto alcuni pazienti possono avere valori normali di glicemia a digiuno, ma alte concentrazioni dopo i pasti, mentre altri possono avere livelli elevati a digiuno e valori solo moderatamente elevati dopo i pasti.
Preparazione richiesta
Non è richiesta alcuna preparazione, né digiuno.
Interpretazione
Se il paziente non è diabetico, il valore normale dell’emoglobina glicata varia da valori pari al 4% fino al 6%, ma il soggetto diabetico che non riesce a tenere sotto controllo il disturbo da molto tempo può avere una concentrazione anche superiore all’8%.
Pre-diabete
I pazienti in cui la concentrazione dell’emoglobina glicata è compresa tra il 6% e il 6,5% sono considerati a rischio di diabete, ma alcune associazioni preferiscono non usare più le espressioni prediabete, a favore di
- alterata glicemia a digiuno
- alterata tolleranza al glucosio (ossia alterazioni dopo i pasti)
L’esame dell’emoglobina glicata richiede un normale prelievo di sangue venoso e permette di:
- diagnosticare il diabete di tipo 1 o di tipo 2,
- monitorare l’efficacia della terapia.
Può anche essere chiamato con i seguenti sinonimi:
- emoglobina glicosilata,
- emoglobina A1C,
- emoglobina HbA1c.
Profilo lipidico completo (hdl+ldl+colesterolo tot.+trigliceridi)
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Perché Fare il Test?
Per valutare il rischio di sviluppare malattie cardiache; per monitorare l’efficacia di terapie per contrastare un’eccessiva concentrazione di lipidi
Quando Fare il Test?
Screening: come parte degli esami di routine insieme al profilo lipidico; quando non sono presenti fattori di rischio, per gli adulti ogni 4-6 anni; per i ragazzi una volta tra i 9 e gli 11 anni e poi tra i 17 e i 21 anni
Monitoraggio: ad intervalli regolari quando sono presenti dei fattori di rischio, quando i risultati precedenti sono alti e/o per monitorare l’efficacia del trattamento
Che Tipo di Campione Viene Richiesto?
Un campione di sangue ottenuto pungendo un dito
Il Test Richiede una Preparazione?
Solitamente è richiesto il digiuno per 9-12 ore prima del prelievo, ma alcuni laboratori eseguono il test anche non a digiuno. Per i ragazzi (dai 2 ai 24 anni) senza fattori di rischio è possibile sottoporsi all’esame senza il digiuno. Occorre seguire tutte le istruzioni fornite e comunicare se si è a digiuno o meno.
Il colesterolo è una molecola (uno steroide) essenziale per la vita ed un costituente delle membrane cellulari di tutti gli organi e tessuti. É deputato alla formazione di ormoni essenziali per lo sviluppo, la crescita e la riproduzione nonchè degli acidi biliari necessari per assorbire i nutrienti dagli alimenti. Una piccola quantità di colesterolo circola nel sangue complessata a particelle chiamate lipoproteine, classificate in base alla loro densità. Le lipoproteine a bassa densità (Low Density Lipoprotein, LDL) sono particelle lipoproteiche composte da colesterolo, sostanze simili e una ridotta quantità di proteine. Solitamente il colesterolo LDL (LDL-C) viene calcolato con una formula a partire dai valore ottenuti tramite il profilo lipidico, ma può anche essere misurato direttamente.
Il monitoraggio e il mantenimento a concentrazioni normali del colesterolo e degli altri lipidi è importante per la salute. Mangiare troppi cibi ad alto contenuto di grassi saturi e di grassi insaturi trans o avere una predisposizione ereditaria può favorire la comparsa di un’elevata concentrazione di colesterolo nel sangue. Il colesterolo in eccesso può depositarsi sulle pareti dei vasi e formare placche che ostruiscono i vasi sanguigni, portando ad un indurimento delle arterie (aterosclerosi) e ad un aumentato rischio di problemi di salute, incluse patologie cardiache e ictus.
Alte concentrazioni di LDL-C sono considerate nocive per l’organismo: infatti, LDL-C è chiamato anche “colesterolo cattivo”, poiché deposita il colesterolo in eccesso sulle pareti dei vasi, contribuendo alla formazione di placche, alla comparsa dell’aterosclerosi e delle malattie cardiache. Al contrario, alti livelli di HDL-C sono considerati protettivi per il rischio di sviluppare malattie cardiache, in quanto rimuovono l’eccesso di colesterolo dai depostiti e lo trasportano al fegato per la rimozione. Pertanto, l’HDL-C viene definito “colesterolo buono”.
proteina c reattiva
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La proteina C reattiva (PCR) è una proteina di fase acuta, prodotta dal fegato e rilasciata in circolo in seguito ad infiammazione. L’esame della PCR misura la quantità di proteina nel sangue, al fine di rilevare uno stato infiammatorio o monitorare la progressione di una malattia infiammatoria cronica.
MOLTO IMPORTANTE, L’ANALISI DELLA PROTEINA C REATTIVA, PERMETTE DI DISTINGUERE UN’EVENTUALE INFEZIONE BATTERICA DA UNA VIRALE. INFATTI, LA PROTEINA C REATTIVA NON AUMENTA IN CASO DI INFEZIONE A CARATTERE VIRALE.
Si tratta di un indicatore aspecifico d’infiammazione: può essere rilasciata in circolo entro poche ore da un danno tissutale, dall’inizio dell’infezione o dall’insorgere di altre cause di infiammazione. Un aumento importante si osserva, ad esempio, dopo un trauma o un attacco cardiaco, in presenza di patologie autoimmuni oppure in presenza di un’infezione batterica grave come la sepsi. La concentrazione di PCR può aumentare anche di centinaia di volte in risposta ad una patologia infiammatoria. L’aumento della proteina nel sangue può precedere dolore, febbre o altri indicatori clinici.
La PCR non è diagnostica, ma fornisce informazioni al clinico circa l’eventuale presenza o assenza di uno stato infiammatorio e della sua gravità, senza tuttavia indicarne la sede o la causa. Questa informazione può essere usata insieme ad altri dati, come i segni e sintomi, la valutazione dello stato clinico o altri esami, per la diagnosi di una patologia infiammatoria acuta o di una riacutizzazione di una malattia infiammatoria cronica.
Come marcatore di infiammazione, uno dei meccanismi di difesa dell’organismo in risposta ad agenti patogeni e danni tissutali. La misura della PCR può essere prescritta per:
- Identificare la presenza di infiammazione in pazienti che manifestano sintomi correlati, quali febbre, brividi, arrossamenti, nausea, vomito, iperventilazione e/o tachicardia
- Stabilire il trattamento in caso di sepsi, una complicanza potenzialmente letale delle infezioni batteriche che consiste in una eccessiva risposta infiammatoria a livello sistemico
- Monitorare gli attacchi acuti (flares) delle malattie infiammatorie croniche autoimmuni, come il lupus o l’artrite reumatoide
- Monitorare la risposta al trattamento per le malattie infiammatorie croniche.
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